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APPROFONDIMENTO
Questo nostro articolo è stato pubblicato su Termometro Politico in due parti. La parte prima sulle Corti d’Appello e la parte seconda sulle Corti Distrettuali.
Aggiornato al 30 giugno del 2020
Il sistema giudiziario degli Stati Uniti D’America si basa su un ordinamento giuridico di tipo Common Law, di origine britannica, in cui la decisione nelle controversie giudiziarie si basa principalmente sui precedenti della giurisprudenza piuttosto che sulle leggi scritte e sui codici, come accade invece nei sistemi di Civil Law, che derivano dal diritto romano.
Com’è strutturato il sistema giudiziario federale statunitense

Il sistema giudiziario federale statunitense è strutturato su tre gradi di giudizio ed è competente per le cause e le controversie che riguardano persone appartenenti a Stati diversi e su materie, casi e questioni di competenza federale.
1. Le Corti Distrettuali – 94 distretti, di cui 91 Corti Distrettuali e 3 Corti Territoriali;
2. Le Corti d’Appello – 11 circuiti d’Appello, il Circuito Federale e il Circuito di Columbia;
3. La Corte Suprema
Nell’immagine sottostante la competenza territoriale delle Corti distrettuali e di Appello degli Stati Uniti d’America e di seguito l’elenco delle Corti.

1° Circuito (sede, Boston – MA) |
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Distretto del Maine |
Distretto del Massachusetts |
Distretto del New Hampshire |
Distretto di Puerto Rico |
Distretto del Rhode Island |
2° Circuito (sede, New York City – NY) |
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Distretto del Connecticut |
Distretto Orientale di New York |
Distretto Settentrionale di New York |
Distretto Meridionale di New York |
Distretto Occidentale di New York |
Distretto del Vermont |
3° Circuito (sede, Filadelfia – PA) |
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Distretto del Delaware |
Distretto del New Jersey |
Distretto Orientale della Pennsylvania |
Distretto Centrale della Pennsylvania |
Distretto Occidentale della Pennsylvania |
Distretto delle Isole Vergini |
4° Circuito (sede, Richmond – VA) |
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Distretto del Maryland |
Distretto Orientale della Carolina del Nord |
Distretto Centrale della Carolina del Nord |
Distretto Occidentale della Carolina del Nord |
Distretto Orientale della Virginia |
Distretto Occidentale della Virginia |
Distretto Settentrionale della Virginia Occidentale |
Distretto Meridionale della Virginia Occidentale |
5° Circuito (sede, New Orleans – LA) |
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Distretto Orientale della Louisiana |
Distretto Centrale della Louisiana |
Distretto Occidentale della Louisiana |
Distretto Settentrionale del Mississippi |
Distretto Meridionale del Mississippi |
Distretto Orientale del Texas |
Distretto Settentrionale del Texas |
Distretto Meridionale del Texas |
Distretto Occidentale del Texas |
6° Circuito (sede, Cincinnati – OH) |
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Distretto Orientale della Kentucky |
Distretto Occidentale della Kentucky |
Distretto Orientale del Michigan |
Distretto Occidentale del Michigan |
Distretto Settentrionale dell’Ohio |
Distretto Meridionale dell’Ohio |
Distretto Orientale del Tennessee |
Distretto Centrale del Tennessee |
Distretto Occidentale del Tennessee |
7° Circuito (sede, CHIcAGO – IL) |
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Distretto Centrale dell’Illinois |
Distretto Settentrionale dell’Illinois |
Distretto Meridionale dell’Illinois |
Distretto Settentrionale dell’Indiana |
Distretto Meridionale dell’Indiana |
Distretto Orientale del Wisconsin |
Distretto Occidentale del Wisconsin |
8° Circuito (sede, St. Louis – Mo) |
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Distretto Orientale dell’Arkansas |
Distretto Occidentale dell’Arkansas |
Distretto Settentrionale dello Iowa |
Distretto Meridionale dello Iowa |
Distretto del Minnesota |
Distretto Orientale del Missouri |
Distretto Occidentale del Missouri |
Distretto del Nebraska |
Distretto del Nord Dakota |
Distretto del Sud Dakota |
9° Circuito (sede, San Francisco – CA) |
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Distretto dell’Alaska |
Distretto dell’Arizona |
Distretto Centrale della California |
Distretto Orientale della California |
Distretto Settentrionale della California |
Distretto Meridionale della California |
Distretto Occidentale del Missouri |
Distretto di Guam |
Distretto delle Hawaii |
Distretto dell’Idaho |
Distretto del Montana |
Distretto del Nevada |
Distretto delle Isole Marianne Settentrionali |
Distretto dell’Oregon |
Distretto Orientale di Washington |
Distretto Occidentale di Washington |
10° Circuito (sede, DENVER – CO) |
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Distretto del Colorado |
Distretto del Kansas |
Distretto del New Mexico |
Distretto Orientale dell’Oklahoma |
Distretto Settentrionale dell’Oklahoma |
Distretto Occidentale dell’Oklahoma |
Distretto dello Utah |
Distretto del Wyoming |
11° Circuito (sede, ATLANTA – GA) |
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Distretto Centrale dell’Alabama |
Distretto Settentrionale dell’Alabama |
Distretto Meridionale dell’Alabama |
Distretto Centrale della Florida |
Distretto Settentrionale della Florida |
Distretto Meridionale della Florida |
Distretto Centrale della Georgia |
Distretto Settentrionale della Georgia |
Distretto Meridionale della Georgia |
Circuito del Distretto di Columbia (sede, Washington D.C.) |
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Distretto di Columbia |
Circuito Federale |
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Corte del Commercio Internazionale |
Corte di Appello dei Reclami dei Veterani |
Corte dei Reclami Federali |
Il sistema giudiziario e le nomine del Presidente degli Stati Uniti
I Giudici delle Corti federali dei diversi gradi di giudizio vengono nominati dal Presidente degli Stati Uniti d’America.
Queste nomine devono essere successivamente ratificate dal Senato affinché siano valide e, caratteristica peculiare, sono “a vita” sia per i giudici della Corte Suprema sia delle Corti d’Appello e di quelli Distrettuali. I giudici delle Corti Territoriali, invece, rimangono in carica per un mandato di 10 anni.
Bisogna ricordare che una posizione all’interno delle Corti di Giustizia (sia esse d’Appello che Distrettuali) si rende vacante quando un giudice muore, si ritira o assume lo status di “Senior”, una specie di pre-pensionamento (ma continua comunque a lavorare) e quindi dal momento in cui si verifica la “vacanza” il Presidente può effettuare la nuova nomina.
Le nomine di un Presidente riflettono generalmente i valori e i principi a cui si ispira il partito di provenienza dell’inquilino della Casa Bianca e quindi si avranno giudici “conservatori” o “progressisti-liberal” a seconda che il Presidente sia Repubblicano o Democratico.
La prevalenza di giudici conservatori o liberal è fondamentale per quanto riguarda le controversie riguardanti:
- La limitazione o meno, del diritto a portare armi (secondo emendamento);
- L’inasprimento o meno, delle norme sul diritto d’asilo dei migranti;
- La tutela o meno dei diritti civili riguardanti il mondo LGBT;
- Il blocco o meno delle norme riguardanti la costruzione del Muro al confine meridionale;
- Il blocco o meno delle norme sul bando dei viaggi da paesi islamici;
- L’inasprimento o meno contro le Città-Contee-Stati santuari che proteggono gli immigrati clandestini dalla deportazione e dall’arresto;
- La concessione o meno, della possibilità per le donne ad abortire fino al giorno precedente la nascita.
Quindi, per fare un esempio sull’impatto enorme che le nomine dei giudici possono avere, delle Corti Distrettuali, d’Appello o la stessa Corte Suprema prevalentemente composta da giudici “liberal” sarebbe un ostacolo enorme per un Presidente Repubblicano, anche se avesse i due rami del Congresso (la Camera e il Senato) dalla sua parte.
Basterebbe infatti una “ingiunzione nazionale” (una sentenza) di una Corte per bloccare su tutto il territorio nazionale l’implementazione degli atti di governi derivanti da scelte politiche, come ad esempio è già successo per il Travel Ban, il Muro al confine con il Messico, i DACA (ovvero la regolarizzazione dei “Dreamers”, cioè gli immigrati clandestini che sono arrivati da bambini) etc.
Le scelte dell’Amministrazione Trump sono state molte volte bloccate, anche se temporaneamente, da giudici “liberal” che hanno rallentato l’azione esecutiva, salvo poi queste decisioni giudiziarie essere riformate o annullate dalla Corte Suprema nella stragrande maggioranza dei casi.
Di fatto, con le “ingiunzioni nazionali“, una persona non eletta può, a sua discrezione, bloccare l’implementazione delle politiche governative anche se queste derivano la loro piena legittimazione non solo dalle leggi federali ma anche dal mandato degli elettori, che su quelle politiche si sono espressi. Pertanto, ecco perché le nomine presidenziali dei giudici federali assumo un’importanza enorme.
Un risultato notevole per Donald Trump: ecco una comparazione con i suoi predecessori:
Le nomine alle Corti d’Appello

Analizzando le nomine dei giudici delle Corti d’Appello, il Presidente Donald Trump ha nominato e confermato, grazie alla maggioranza repubblicana al Senato, 53 giudici, riempendo tutte le posizioni vacanti all’interno delle 13 Corti. Un risultato notevole, considerato che sono passati solo tre anni e mezzo dall’inizio del mandato. Il Presidente George W. Bush, in otto anni di mandato (dal 20 gennaio 2001 al 20 gennaio 2009), ha nominato 61 giudici ed il Presidente Barack Obama, sempre in otto anni (dal 20 gennaio 2009 al 20 gennaio 2017) ha nominato 55 giudici.
Di seguito, la tabella con la composizione delle Corti d’Appello alla data del 30 Giugno 2020 e la distinzione tra giudici conservatori e liberal all’interno di ogni corte (in Blu sono evidenziate quelle a maggioranza “liberal-progressista”, in Rosso quelle a maggioranza “conservatrice”, in Bianco quelle con nessuna maggioranza/parità)

A fine giugno, come si vede, i giudici (ordinari) “conservatori” hanno la maggioranza nei 2° (New York), 3° (Filadelfia), 5° (New Orleans), 6° (Cincinnati), 7° (Chicago), 8° (St. Louis) e 11° (Atlanta) circuito.
La pianta organica nei 13 Circuiti delle Corti d’Appello comprende 179 posizioni di giudici ex Art. III con nomina “a vita”.
Alla data del 30 Giugno 2020 non ci sono posizioni scoperte nelle Corti d’Appello. Il Presidente Donald Trump ha nominato e fatto approvare dal Senato 53 giudici ex Art. III.
Ovviamente, bisogna prendere in considerazione anche i giudici con lo status di “Senior” che sono prossimi alla pensione ma che lavorano ancora, e che quindi esercitano pienamente la funzione giudicante.

Si ricorda che la maggior parte delle sentenze delle Corti d’Appello avviene attraverso una decisione presa, generalmente, da un collegio composto da almeno tre giudici (o anche di più se le regole lo prevedono). La maggior parte dei ricorsi davanti alle Corti d’Appello e le loro decisioni sono definitive, a meno che non vengano rinviate al Tribunale inferiore per la revisione, oppure che le parti chiedano alla Corte Suprema di rivedere il caso oppure che sia quest’ultima ad avocare direttamente a sé il procedimento e quindi ad investirsi della questione. In alcuni casi, la decisione può essere riesaminata da un gruppo più ampio di giudici (che comprende di solito tutti i giudici che compongono il collegio) appartenenti Corte d’Appello del proprio circuito, ma in questo caso i giudici con la qualifica di “Senior” non possono far parte del collegio giudicante, ad eccezione del caso in cui non fossero stati precedentemente membri del collegio di almeno tre giudici, citato sopra, che era stato investito della questione.
Con i giudici aventi lo status di “Senior”, i Conservatori hanno quindi la maggioranza nei circuiti delle Corti d’Appello – 1° (Boston), 3° (Filadelfia) , 5° (New Orleans), 6° (Cincinnati), 7° (Chicago), 8° (St. Louis), 10° (Denver), 11° (Atlanta), il Distretto di Columbia.
L’alto numero di Giudici d’Appello “Senior” di nomina Repubblicana è dovuto al fatto che si tratta di giudici che sono stati nominati principalmente durante le amministrazioni di Bush Padre e Figlio – la nomina di alcuni di loro risale addirittura all’era di Reagan – e che quindi hanno raggiunto in questi anni l’età pensionabile, e dunque lo status di “Senior”.
Le nomine alle Corti Distrettuali
Per quanto riguarda le Corti Distrettuali, l’analisi ha evidenziato che il Presidente Trump in 3 anni e 5 mesi, ha nominato e fatto confermare dal Senato 144 giudici nelle Corti distrettuali e 1 in una Corte Territoriale.
Un risultato anche in questo caso notevole in quanto il Presidente George W. Bush ha nominato 149 giudici mentre il Presidente Barack Obama ne ha nominati 269.
Di seguito, la tabella con la composizione delle Corti Distrettuali alla data del 30 Giugno 2020 e la distinzione tra giudici “conservatori” e “liberal” all’interno di ogni Corte (in Blu sono evidenziate quelle a maggioranza “liberal-progressista”, in Rosso quelle a maggioranza “conservatrice”, in Bianco quelle con nessuna maggioranza/parità)


La pianta organica nei 94 distretti giudiziari comprende 684 posizioni di giudici di cui:
- 4 posizioni riguardano giudici ex Art. IV con mandato decennale (nelle Corti Territoriali di Guam, Isole Marianne Settentrionali e Isole Vergini)
- 680 riguardano giudici ex Art. III con la “nomina a vita” (91 corti distrettuali)
Alla data del 30 Giugno 2020 le posizioni scoperte nei 94 distretti giudiziari sono 71.
Il Presidente Donald Trump ha nominato e ratificato dal Senato 144 giudici ex Art. III (cioè “a vita”) e 1 giudice ex Art. IV (cioè per un mandato di 10 anni).
Su 613 giudici attualmente in carica, 320 sono stati nominati dai Democratici e 293 dai Repubblicani.
Su 94 Distretti giudiziari, 37 sono a maggioranza di giudici “conservatori”, 41 a maggioranza di giudici “liberal-progressisti” e 16 sono senza una maggioranza (vi è quindi una parità di giudici tra “conservatori” e “liberal-progressisti”).
Ovviamente, bisogna prendere in considerazione anche i giudici con lo status di “Senior” che sono prossimi alla pensione ma lavorano ancora, e che quindi esercitano pienamente la funzione giudicante.
I giudici “Senior” sono 464 in totale, di cui 179 nominati dai Democratici e 284 nominati dai Repubblicani.


Per quanto riguarda le sentenze delle Corti Distrettuali, queste vengono prese da un giudice monocratico (cioè un solo giudice), anche se in determinati casi è possibile che l’organo giudicante sia composto da un collegio di tre giudici.
In definitiva, contando i giudici ordinari e sommandoli ai giudici con lo status di “Senior”, i giudici Conservatori sono complessivamente 577 (293 giudici ordinari più i 284 giudici “Senior”) mentre i “liberal-progressisti” sono 499.
La maggioranza di giudici “Senior” tra i conservatori (284) rispetto ai progressisti (179) è dovuta anche qui al fatto che si tratta di giudici che sono stati nominati principalmente durante le amministrazioni di Bush Padre e Figlio – la nomina di alcuni di loro risale addirittura all’era di Reagan – e che quindi hanno raggiunto in questi anni l’età pensionabile, e dunque lo status di “Senior”.
Cosa sarebbe successo se non fosse stato eletto Donald Trump?

Tenendo quindi in considerazione l’alto numero di Giudici “Senior” che sono stati nominati da Presidenti Repubblicani e le più recenti presidenze Democratiche nel tempo, ci si riferisce agli 8 anni di presidenza di Bill Clinton successiva a quella di Bush Padre e di Ronald Reagan e alla più recente in linea temporale, nel 2009, con altri 8 anni di di Barack Obama, posteriore a quella di Bush Figlio, sarebbe stato fisiologico che, anche vista e considerata l’età anagrafica dei giudici oggigiorno, i nominati sotto le ultime presidenze Repubblicane avrebbero finito col maturare i requisiti del pre-pensionamento, “liberando così dei posti” che sarebbero stati inevitabilmente coperti dalle nomine effettuate da un eventuale successore di Barack Obama… ma stavolta Democratico.
Proprio per questo, possiamo concludere che, se non ci fosse stata l’elezione di Donald Trump, le Corti Distrettuali e di Appello sarebbero diventate decisamente molto più “liberal”.
Infatti, ipotizzando una vittoria dei Democratici nel 2016 (ma anche ipotizzando una maggioranza al Senato Democratica in grado di approvare speditamente le nomine presidenziali, senza eventuale ostruzione Repubblicana), la composizione delle Corti Distrettuali e di Appello, con lo stesso numero di nomine svolte fino ad oggi (e che invece ha potuto fare Donald Trump), sarebbe stata la seguente:
Per le Corti d’Appello

I Democratici avrebbero la maggioranza in 12 circuiti sui 13 oggi esistenti e, inoltre, cosa da non sottovalutare, avrebbero nominato due giudici alla Corte Suprema, garantendo anche lì una (schiacciante) maggioranza “liberal“, di ben 6 a 3! Trump, alla Corte Suprema, ha finora effettuato due nomine, entrambe confermate dal Senato, garantendo così una maggioranza più equilibrata tra “Conservatori” e “Liberal-Progressisti” di 5 a 4.
Per le Corti Distrettuali


Su 94 distretti giudiziari, ben 79 avrebbero avuto una maggioranza “liberal-progressista” (invece dei 41 attuali), 10 invece una maggioranza “conservatrice” (contro i 37 attuali) e 5 senza alcuna maggioranza (a fronte dei 16 attuali).
Su 613 giudici complessivi, 465 sarebbero stati nominati dai Democratici contro appena 148 nominati dai Repubblicani e, comprendendo i Giudici “Senior” si sarebbe raggiunta la cifra di 644 giudici “Progressisti” contro 432 giudici “Conservatori”.
Una maggioranza più che schiacciante!
In conclusione, si può dire che, anche nell’ottica delle nomine nel potere giudiziario, l’elezione di Donald Trump è stata per i Democratici e la loro visione di una società sempre più liberal e progressista e dello stesso diritto come di una “forza propulsiva” per piegare il cambiamento nella società, un vero e proprio disastro!
Con le nomine giudiziarie effettuate da Trump e le conferme al Senato ancora saldamente a maggioranza Repubblicana, guidata dall’abile capogruppo Mitch McConnell, si è garantita per gli anni a venire la preservazione dell’equilibrio delle parti e la tutela degli ideali e dei valori della società conservatrice, mettendola al riparo dagli attacchi dei Democratici e della loro volontà di trasformarla secondo la loro visione liberal–progressista e anche dalla volontà di usare il diritto e le sentenze per “governare” i fenomeni sociali.