
COMMENTO
L’occhio cieco dei media sulle accuse di corruzione mosse a Joe Biden
Tratto e tradotto da un articolo di opinione di Michael Goodwin per il New York Post
In linea di massima, gli americani si dividono in tre gruppi quando si parla delle accuse mosse a Joe Biden di aver partecipato agli schemi corrotti per traffico di influenze messi in atto dalla sua famiglia.
Il primo è quello di coloro che, come me, sono convinti che il “grande uomo” abbia ricevuto segretamente la sua parte rispetto ai milioni di dollari provenienti dall’estero che sono serviti a pagare il figlio e gli altri fratelli per molti anni.
Il secondo gruppo, raccoglie quelli che sono indecisi perché non hanno sentito parlare delle accuse o non ne sanno abbastanza.
Il terzo gruppo si rifiuta di prendere in considerazione le accuse perché sarebbero abbastanza gravi da poter mandare via Biden ed eleggere un Repubblicano, forse il da loro tanto temuto Donald Trump.
Questo terzo gruppo comprende i Democratici più accaniti e i media mainstream, che sono spesso due gruppi indistinguibili tra loro.
Le differenze nell’opinione pubblica si sono manifestate la scorsa settimana, quando due Repubblicani, il rappresentante del Kentucky James Comer e il senatore dell’Iowa Charles Grassley, hanno dichiarato che un informatore ha detto loro che l’FBI è in possesso di un documento che collega Joe Biden ad uno “schema criminale” che prevede “denaro in cambio di decisioni politiche“.
James Comer, presidente del Comitato di supervisione della Camera, ha emesso un mandato di comparizione all’FBI per richiedere il rilascio del documento, che si suppone riguardi gli eventi occorsi quando Joe Biden era vicepresidente di Barack Obama.
“Siamo molto fiduciosi che questo documento esista“, ha detto James Comer a Sean Hannity.
“Siamo molto fiduciosi nell’informatore”.
“E questo corrisponde ad uno schema di comportamento che i Biden hanno adottato“.
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Prevedibilmente, il portavoce della Casa Bianca Ian Sams ha respinto quelli che ha definito altri “attacchi infondati, non provati e politicamente motivati contro il presidente e la sua famiglia senza offrire prove per le loro affermazioni”.
In realtà, ci sono molte prove a sostegno delle precedenti affermazioni, tra cui i registri bancari che mostrano che nove membri della famiglia Biden hanno ricevuto pagamenti inspiegabili da un accordo con un conglomerato energetico cinese.
Questo fa seguito ai voluminosi messaggi, e-mail e foto presenti nel computer portatile di Hunter Biden, molti dei quali documentano il coinvolgimento del padre.
Ma la vera risposta al portavoce della Casa Bianca è arrivata dopo, in un tweet.
Il portavoce ha sottolineato come i media Democratici abbiano versato acqua fredda sulle affermazioni di James Comer, esibendola come la “prova” che “non c’è nulla”.
Il suo messaggio, neanche tanto velato, è che “se i media tradizionali sono scettici, dovreste esserlo anche voi“.
“Come viene trattata questa insinuazione?”, ha esordito, prima di citare tre organi di stampa schiesati con la Sinistra, a cominciare dall’Associated Press, che ha scritto: “I legislatori hanno usato la parola ‘presunto’ tre volte nel paragrafo iniziale” e “non offrono alcuna prova della veridicità delle accuse o dei dettagli”.
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Beh, se lo dice la CNN…
Il portavoce della Casa Bianca ha citato il resoconto di POLITICO secondo cui l’accusa “è destinata a scatenare una feroce reazione e scetticismo” e ha notato che la CNN l’ha definita un’“accusa non verificata“.
Il portavoce avrebbe potuto notare che altri, in particolare il New York Times, non si sono affatto degnati di riportare il mandato di comparizione o le affermazioni di James Comer.
Il New York Times rimane ossessionato da Donald Trump e, come se volesse distogliere l’attenzione dagli scandali di Biden, aggiunge ogni giorno più spazio e fonti anonime alla sua copertura degli intrecci legali dell’ex presidente.
Tuttavia, il tweet del portavoce della Casa Bianca e il silenzio del New York Times sulle affermazioni di James Comer colgono il momento mediatico scoraggiante in cui viviamo, in cui la faziosità è un fattore dominante nella copertura delle notizie, che a sua volta influenza l’opinione pubblica.
In molti casi, siamo ciò che leggiamo, guardiamo e ascoltiamo, il che dà ai Democratici, anche a quelli corrotti, un enorme vantaggio perché la maggior parte dei media serve come camera d’eco del Partito.
Donald Trump sente il peso di questo svantaggio, dove tutto ciò che dice e fa viene immediatamente caricaturizzato come “prova di un crimine” o della sua “inadeguatezza”.
Se torniamo indietro con la memoria, il Watergate offre un esempio diverso, in cui i media si sono trovati relativamente presto d’accordo su un’unica serie di fatti.
L’irruzione nella sede dei Democratici avvenne nel giugno del 1972 e in meno di un anno, nel maggio del ’73, il Comitato ristretto del Senato sulle attività della campagna presidenziale iniziò quattro mesi di audizioni televisive.
All’inizio, il Washington Post guidò lo sviluppo della storia, con il New York Times e pochi altri rimasti in secondo piano.
Ma le udienze produssero prove schiaccianti contro il presidente Richard Nixon e la copertura mediatica esplose.
Quando furono resi noti i nastri segreti della Casa Bianca, che mostravano Nixon attivamente impegnato in un insabbiamento, i Repubblicani e i difensori dei media lo abbandonarono.
Nonostante la vittoria schiacciante del 1972, quando ottenne 520 voti elettorali contro i 17 di George McGovern, Nixon si dimise l’8 agosto 1974, poco più di due anni dopo l’irruzione.
In confronto, più di 2 anni e mezzo dopo che il New York Post ha pubblicato le prime storie sul laptop di Hunter Biden nell’ottobre del 2020, Joe Biden beneficia ancora di un vasto racket di protezione da parte dei media.
Di conseguenza, gran parte del pubblico rimane all’oscuro delle crescenti prove del suo coinvolgimento.
Non c’è modo di spiegare questa negligenza dei media se non come una decisione intenzionale di ignorare i fatti politicamente scomodi.
Si consideri che alcuni dei maggiori organi di stampa, tra cui il New York Times, il Washington Post e la CBS, affermano di aver riconosciuto l’autenticità di gran parte del computer portatile, ma non vogliono comunque compiere il logico passo successivo di approfondire il ruolo di Joe Biden negli schemi di famiglia.
Anche le dichiarazioni e la testimonianza di Tony Bobulinski, l’ex socio di Hunter Biden, secondo cui Joe Biden sarebbe il “pezzo grosso” destinato a ricevere una quota segreta pari al 10%, non hanno suscitato un grande interesse da parte dei media.
In effetti, per quanto ne so, nessun giornalista di queste testate ha posto una semplice domanda alla Casa Bianca: Joe Biden ha incontrato Bobulinski nel maggio del 2017 e ha discusso dell’accordo con la Cina, come l’ex ufficiale di marina ha affermato pubblicamente e all’FBI?
Non lo chiedono perché non vogliono saperlo.
Come diceva memorabilmente il personaggio di Jack Nicholson in “A Few Good Men“, “non sanno gestire la verità“.
Tuttavia, rimango ottimista sul fatto che i negazionisti alla fine non avranno scelta.
Lo dico perché le prove già disponibili e il buon senso vanno nella stessa direzione.
Senza Joe Biden, il traffico di influenze non sarebbe possibile.
Nessuno avrebbe pagato decine di milioni ad Hunter Biden se la partecipazione di Joe Biden fosse stata in dubbio.
Questo spiega gli incontri che Hunter Biden ha organizzato tra suo padre e i suoi finanziatori erano segnali che Joe Biden ci stava tutto.
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I tedofori del GOP
Credo anche che i “giovani turchi” che guidano la carica del GOP – non solo James Comer, ma anche i rappresentanti Jim Jordan, Mike Turner ed altri – riflettano una “nuova razza di Repubblicani“.
Diventati “politicamente maggiorenni” nell’ultimo decennio, hanno imparato a combattere come i Democratici, ovvero saranno implacabili e spietati.
Sebbene il Partito manchi di un messaggio coerente e disciplinato per far conoscere i fatti ad un pubblico più vasto, ad un certo punto lo stillicidio della corruzione di Biden si trasformerà in un fiume in piena che non potrà essere nascosto.
Questo sottrarrà ogni potere decisionale dalle mani dei media negazionisti e li costringerà a comportarsi come se fossero dei veri giornalisti, costringendo a loro volta l’FBI e il Dipartimento della Giustizia a fare il proprio lavoro.
Naturalmente, c’è anche una corsa contro il tempo.
Quando il calendario volgerà al 2024, l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica si concentrerà sempre più sulla corsa dei cavalli alle presidenziali.
Questo lascia circa sei mesi al GOP per mettere in ordine le sue prove e rendere il suo caso troppo convincente per essere ignorato.
L’alternativa è che l’America rimanga sotto il controllo di media corrotti che nascondono i fatti che non si adattano alla loro narrazione.
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