OPINIONE
Il tentativo dei Democratici del Minnesota di modificare uno statuto che definisce l’orientamento sessuale fa parte di un tentativo più ampio di normalizzare la pedofilia
Tratto e tradotto da un articolo di opinione di John Daniel Davidson per The Federalist
L’inquietante ossessione del movimento trans per i bambini – gli spettacoli di Drag Queen “per tutte le età”, i libri pornografici nelle biblioteche scolastiche, la spinta per consentire la castrazione e la sterilizzazione dei minorenni – non è solo una tattica aggressiva per dimostrare che le persone transgender sono “sicure” per i bambini o per spingere i bambini a diventare trans. Fa parte di una strategia più ampia per normalizzare la pedofilia.
Questa strategia diventa ogni giorno più esplicita. Recentemente un gruppo di legislatori Democratici del Minnesota, guidati dal primo legislatore transgender dello Stato, ha presentato una proposta di legge che avrebbe rimosso un paragrafo della legge sui diritti umani del Minnesota in cui si afferma chiaramente che la pedofilia non è considerata un “orientamento sessuale” al pari degli altri, così come definito dalla legge statale.
Rimuovendo tale frase, la proposta di legge avrebbe aperto la porta all’ampliamento della definizione di orientamento sessuale per includere i pedofili come classe protetta assieme alle altre minoranze.
Alla fine lo sforzo è fallito e la Camera, anche se controllata dai Democratici, è stata convinta da un legislatore repubblicano a modificare il cosiddetto “Take Pride Act” (HF 1655) per chiarire che la pedofilia “non è una classe protetta ai sensi di questo capitolo” della legge.
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Ma la spinta degli attivisti trans a cambiare questo linguaggio è istruttiva, perché ci dice esattamente di cosa si occupa il movimento e dove è diretto.
La legge sui diritti umani dello Stato del Minnesota, che vieta la discriminazione basata sull’orientamento sessuale, definisce già il concetto di “orientamento sessuale” in modo così ampio da essere in gran parte ormai privo di significato. Secondo la legge del Minnesota, per “orientamento sessuale” si intende “l’avere o il percepire un legame emotivo, fisico o sessuale con un’altra persona senza riguardo al sesso di questa o l’avere o il percepire un orientamento per tale legame, o l’avere o il percepire un’immagine di sé o un’identità non tradizionalmente associata alla propria mascolinità o femminilità biologica”.
Avete capito tutti? In Minnesota, secondo lo statuto statale, “orientamento sessuale” può significare quasi tutto. Forse a causa di questa definizione così ampia, la legge ha incluso questa avvertenza: “L’orientamento sessuale non include un attaccamento fisico o sessuale ai bambini da parte di un adulto“.
Questo è esattamente il paragrafo che i legislatori Democratici volevano eliminare. Il “Take Pride Act” è stato introdotto all’inizio di quest’anno dal rappresentante di Stato Leigh Finke, un uomo che ha iniziato ad identificarsi come donna intorno al 2017 e che, da quando è entrato in carica all’inizio di quest’anno, si è concentrato sul rendere il Minnesota uno “Stato santuario” per i bambini transessuali. In particolare, ha promosso una legislazione che garantisce che i minori di tutto il Paese possano sottoporsi in Minnesota ad interventi chirurgici sperimentali ed irreversibili come la vaginoplastica, in cui il pene viene rimosso ed una “neovagina” viene costruita partendo dal tessuto del colon, o la falloplastica, in cui un “pene” non funzionante viene realizzato intagliando le carni dall’avambraccio.
Queste proposte sono state la priorità della Finke – insieme alla rimozione del linguaggio che esclude la pedofilia dall’incredibilmente vaga definizione di “orientamento sessuale” dello Stato e all’aggiunta di una definizione separata di identità di genere alla legge sui diritti umani che può essere descritta solo come gnostica. Essa recita: “Identità di genere” significa il senso intrinseco di una persona di essere uomo, donna, entrambi o nessuno dei due. L’identità di genere di una persona può corrispondere o meno al sesso che le è stato assegnato alla nascita o alle sue caratteristiche sessuali primarie o secondarie. L’identità di genere di una persona non è necessariamente visibile agli altri“.
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Alla domanda sul perché volesse rimuovere il paragrafo che esclude specificamente la pedofilia come orientamento sessuale, la Finke ha cercato di eludere la domanda, dicendo a Fox News solo che il linguaggio in questione “lega erroneamente la pedofilia all’orientamento sessuale di una persona“, e che nulla nel suo disegno di legge “cambia o indebolisce qualsiasi crimine contro i bambini, o la capacità dello Stato di perseguire coloro che infrangono la legge”.
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In una dichiarazione, la leader della minoranza parlamentare Lisa Demuth ha affermato che il tentativo di eliminare il linguaggio sulla pedofilia è “inquietante e inspiegabile“.
Sebbene sia certamente inquietante, non è inspiegabile. È la prevedibile conseguenza del relativismo morale che è arrivato a definire la nostra epoca – quello che il teologo David Bentley Hart ha giustamente chiamato la “libertà assoluta della volontà personale“, per cui il desiderio individuale e la “libertà di scelta” sono il bene più alto, svincolato da qualsiasi nozione oggettiva del Bene, tanto meno di Dio.
Il movimento transgender è animato proprio da questa ideologia, che sancisce la volontà personale e l’autonomia come il bene più alto, anzi come l’unico bene.
Finke e i Democratici del Minnesota hanno dichiarato con noncuranza che stavano solo cercando di “ripulire il linguaggio” della legge statale sui diritti umani, che secondo loro legava in modo inappropriato la pedofilia all’orientamento sessuale. Mettendo da parte questo stupefacente tentativo di spostare l’attenzione, la verità inevitabile è che i loro sforzi si inseriscono in un modello più ampio di sessualizzazione dei bambini e di normalizzazione della pedofilia come semplice espressione di volontà personale. I bambini, così si pensa, hanno il “diritto” di esprimere la loro identità di genere e gli insegnanti, per esempio, hanno il dovere di aiutarli anche se ciò significa ingannare i loro genitori. E tutti, sostengono, hanno il “diritto” di abbracciare, senza scusarsi, il proprio orientamento sessuale non scelto – anche se le nostre norme sociali non si sono ancora evolute abbastanza da riconoscere la legittimità dell’attrazione sessuale adulto-bambino.
Nel lontano 2019, Stella Morabito spiegava in queste pagine la spinta a normalizzare la pedofilia e a sessualizzare l’infanzia. “Non possiamo liquidare la campagna per la legalizzazione della pedofilia come una cosa frivola che non porterà a nulla”, scriveva. “È reale, è qui e si sta rafforzando. È una conseguenza molto logica del nichilismo insito nella rivoluzione sessuale“.
Se quattro anni fa sembrava una forzatura, oggi è un’affermazione diretta supportata dai fatti. La Morabito ha semplicemente avuto il buon senso di vedere ciò che stava accadendo da anni e di prendere in parola i rivoluzionari sessuali.
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Gran parte di questo fenomeno è iniziato, come spesso accade, nel mondo accademico, con la sostituzione dell’espressione “persona attratta dai minori” con “pedofilo”, una costruzione che ha iniziato a comparire nei libri accademici e nei documenti sottoposti a peer-reviewed come un modo per de-stigmatizzare la pedofilia e presentarla come un orientamento sessuale non scelto.
Questo sforzo è in corso da tempo. Già nel 2013, l’Associazione Psichiatrica Americana ha brevemente riclassificato la pedofilia come “orientamento sessuale” nella quinta edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5). In seguito a una comprensibile protesta, l’APA ha dichiarato che si trattava di un errore e ha emesso in fretta e furia una correzione, cambiando il termine “orientamento sessuale” con “interesse sessuale”. Tuttavia, il DSM-5 fa ancora una distinzione tra la pedofilia come “parafilia”, un desiderio non agito, e la pedofilia come “disturbo pedofilo”, che la gente comune chiamerebbe “molestia” o “aggressione sessuale”.
Poi sono arrivate le “coraggiose” conferenze TED che sostenevano che la pedofilia dovesse essere trattata come un “orientamento sessuale non scelto”, insieme ad articoli su riviste come Salon, Vice e New York Magazine che cercavano di diffondere l’idea del “pedofilo virtuoso”, secondo cui non c’è nulla di male nell’essere attratti sessualmente dai bambini, purché non si agisca di conseguenza.
Nel frattempo, i documenti accademici continuavano ad arrivare, sostenendo in termini sempre più espliciti che non esistono obiezioni etiche o morali legittime al sesso tra adulti e bambini.
In breve tempo, i “drag kids” sono entrati nel mainstream, con un programma televisivo su Discovery Plus, “Generation Drag“, e la regolare comparsa di articoli adulatori su testate come NBC News sui drag kids che “conquistano le passerelle – un look ‘feroce’ alla volta”.
“Good Morning America” ha presentato regine drag bambine che ballavano in modo suggestivo per un pubblico di sghignazzanti, compiaciuti nel credere che tollerare ed affermare la palese sessualizzazione dei bambini li contraddistinguesse come “illuminati e umani”. Sono le stesse persone che negli anni a venire si sarebbero presentate ai brunch delle Drag Queen in tutto il Paese, con bambini al seguito, annuendo ed applaudendo ai balletti sessualmente espliciti di uomini adulti travestiti.
Spesso sono le stesse persone che nelle ultime settimane sono scese tumultuosamente nelle capitali degli Stati del Texas, del Montana e del Tennessee per protestare contro le proposte di legge che vieterebbero la castrazione e la mutilazione dei minori in nome delle cosiddette “cure per l’affermazione del genere”. Queste persone si sono dimostrate disposte a mobilitarsi e ad interrompere i lavori parlamentari in nome dei giovani trans, in alcuni casi persino a scontrarsi con la polizia e a farsi arrestare. Sembra che credano a ciò che dicono di credere. Forse dovremmo prenderli in parola.
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E se li prendiamo in parola, allora dovremmo anche prendere sul serio la loro filosofia e i suoi imperativi. In poche parole, la logica del movimento trans conduce inesorabilmente ad una giustificazione della pedofilia. Se un minore può conoscere così completamente la sua “identità di genere” da essere in grado di acconsentire ad interventi e trattamenti importanti ed irreversibili – castrazione, mutilazione genitale e sterilizzazione – allora l’orizzonte di ciò a cui può acconsentire si apre notevolmente. Anzi, non ha limiti. “Se sceglie di fare sesso con un adulto, chi siamo noi per dire che è sbagliato, per negargli la possibilità di vivere come il suo ‘io’ più autentico?”
È questa la direzione che sta prendendo la vicenda, ed è questo il motivo che ha spinto a rimuovere il linguaggio sulla pedofilia dallo statuto del Minnesota. Negarlo, a quest’ora tarda, significa indulgere in un’auto-illusione intenzionale. La situazione è davvero così grave come sembra, ed il movimento trans in ascesa sta davvero venendo per prendersi i nostri bambini. Una volta accettata questa realtà, potremo iniziare a pensare chiaramente a cosa fare al riguardo.
John Daniel Davidson è redattore senior di The Federalist. I suoi scritti sono apparsi sul Wall Street Journal, sulla Claremont Review of Books, sul New York Post e altrove.
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