COMMENTO
John Durham ha dimostrato che Hillary Clinton e l’FBI hanno cercato di truccare le elezioni del 2016
Tratto e tradotto da un articolo di opinione di James Borvard per il New York Post
Il procuratore speciale John Durham ha rivelato lunedì come l’FBI e il Dipartimento di Giustizia abbiano complottato per truccare le elezioni presidenziali del 2016.
Il suo rapporto di 316 pagine dimostra che le forze dell’ordine federali sono state strumentalizzate per proteggere la campagna di Hillary Clinton e perseguitare quella di Donald Trump.
Tuttavia, nonostante le prove schiaccianti, la maggior parte dei media sta trattando il Rapporto Durham come un “nulla di fatto“.
Il sistema di racket dell’FBI ha ripetutamente salvato Hillary Clinton.
La Clinton Foundation ha rastrellato centinaia di milioni di dollari di contributi esteri illeciti mentre lei era Segretario di Stato e stava dando il via alla sua campagna presidenziale.
Il Rapporto Durham ha rilevato che “alti funzionari dell’FBI e del Dipartimento hanno imposto restrizioni sul modo in cui [l’indagine sulla Clinton Foundation] è stata gestita, in modo tale che sostanzialmente non si è svolta alcuna attività investigativa nei mesi precedenti le elezioni“.
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Oltre a questa negligenza, “l’FBI non sembra aver fatto alcuno sforzo per indagare […] sulla presunta accettazione da parte della campagna della Clinton di un contributo elettorale [illegale] che è stato fatto da una fonte umana confidenziale a lungo termine dell’FBI per conto di “Insider-I” ed, in ultima analisi, di un governo straniero”.
Gli alti funzionari dell’FBI hanno anche salvato Hillary Clinton disprezzando lo statuto federale e trattando le sue pervasive e continue violazioni delle leggi federali sui documenti riservati come un “errore innocuo” e “non intenzionale“.
Cosa c’è da sapere sul Rapporto Durham
Il procuratore speciale John Durham ha completato una revisione di quattro anni dell’indagine dell’FBI sulle accuse di collusione tra la campagna di Donald Trump e la Russia nel 2016.
Secondo il rapporto di 306 pagine pubblicato lunedì, Durham ha scoperto che l’indagine dell’FBI è stata “gravemente lacunosa” e priva di basi probatorie.
Il procuratore speciale ha scoperto che i funzionari dell’FBI “hanno scontato o ignorato intenzionalmente informazioni materiali che non supportavano la narrazione di una relazione collusiva tra Donald Trump e la Russia”.
Durham ha anche scoperto che gli investigatori hanno prestato troppa fiducia alle informazioni fornite dagli avversari politici di Donald Trump ed hanno sorvegliato illegalmente Carter Page, consigliere della campagna di Trump, senza ritenere che ci fosse una motivazione anche probabile sul perché fosse necessario.
Nonostante i risultati scottanti, Durham non ha raccomandato azioni penali o riforme generalizzate dell’FBI, scrivendo che “la risposta non è la creazione di nuove regole, ma una rinnovata fedeltà a quelle vecchie”.
L’indagine di Durham è durata più di quattro anni, più a lungo della stessa indagine sul Russiagate dell’FBI.
Poco dopo che il capo dell’FBI James Comey aveva annunciato l’assenza di accuse contro Hillary Clinton, la stessa “avrebbe approvato la proposta di uno dei suoi consiglieri di politica estera di legare Trump alla Russia come mezzo per distrarre l’opinione pubblica dall’uso di un server di posta elettronica privato“, secondo il rapporto Durham.
Il capo della CIA John Brennan aveva informato il presidente Barack Obama ed altri alti funzionari sulla “presunta approvazione da parte di Hillary Clinton, il 26 luglio 2016, di una proposta […] per diffamare Donald Trump fomentando uno scandalo che rivendicava l’interferenza dei servizi di sicurezza russi”.
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La campagna della Clinton ha contribuito a finanziare il famoso Dossier Steele, che conteneva accuse ampie, infondate e menzognere contro Donald Trump.
“L’FBI ha ignorato o ha deliberatamente ignorato informazioni materiali che non supportavano la narrazione di una relazione collusiva tra Trump e la Russia“, si legge nel rapporto.
Quando gli analisti dell’FBI hanno iniziato a riconoscere che il Dossier Steele fosse una bufala, i capi dell’FBI hanno ordinato di “non scrivere più memorandum” per analizzare le sue affermazioni.
L’FBI ha poi usato il Dossier Steele, non verificato, per ottenere un mandato del Tribunale di Sorveglianza dei Servizi Segreti Esteri per spiare la campagna di Donald Trump, aprendo la strada al procuratore speciale Robert Mueller e ai suoi due anni di buffonate.
La profonda parzialità dell’FBI nelle elezioni presidenziali del 2016 è innegabile da quasi cinque anni.
Un rapporto dell’ispettore generale del giugno 2018 ha rivelato i messaggi e le macchinazioni velenosamente anti-Trump degli agenti di alto livello dell’FBI.
Ma quel rapporto non ha fatto nulla per frenare il potere dell’FBI di intromettersi nelle elezioni presidenziali del 2020, giocando a “nascondino” con il portatile di Hunter Biden che avrebbe potuto demolire le possibilità presidenziali di Joe Biden.
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Nulla è stato fatto dal Congresso o dai tribunali federali per revocare la prerogativa dell’FBI di sorvegliare sulle elezioni del 2024.
Forse l’unica cosa che potrebbe risvegliare i media americani è che il discorso inaugurale del prossimo presidente invochi “la volontà dell’FBI“ invece che “la volontà del popolo“.
Ma considerando il servilismo dell’organo di stampa a Washington, forse si alzerebbero in piedi e farebbero il tifo per l’FBI.
James Bovard è autore di 10 libri e membro del Board of Contributors di USA Today.
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