COMMENTO

RAPPORTO DURHAM

Il ‘caso del Russiagate’ contro Donald Trump era una scioccante cospirazione che continua ancora oggi

Tratto e tradotto da un articolo di opinione di Jonathan Turley per il New York Post

In “Assassinio sull’Orient Express” di Agatha Christie, il detective Hercule Poirot osserva: “L’impossibile non può essere accaduto, quindi l’impossibile deve essere possibile nonostante le apparenze“.

Questo potrebbe essere il miglior riassunto delle conclusioni del procuratore speciale John Durham nel suo rapporto di 316 pagine.

Non solo è accaduto l’impossibile, ma vi erano coinvolti tutti: la campagna di Hillary Clinton, l’FBI e i media.

Col senno di poi, sembrerebbe impossibile.

Una campagna politica elabora un complotto per creare una falsa accusa di collusione tra la campagna di Trump e il governo russo.

A rendere il tutto ancora più implausibile è il fatto che la CIA e l’FBI fossero a conoscenza del complotto.

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In “Assassinio sull’Orient Express” di Agatha Christie, il detective Hercule Poirot osserva: “L’impossibile non può essere accaduto, quindi l’impossibile deve essere possibile nonostante le apparenze”. NYP

Cosa c’è da sapere sul Rapporto Durham

Il procuratore speciale John Durham ha completato una revisione di quattro anni dell’indagine dell’FBI sulle accuse di collusione tra la campagna di Donald Trump e la Russia nel 2016.

Secondo il rapporto di 306 pagine pubblicato lunedì, Durham ha scoperto che l’indagine dell’FBI è stata “gravemente lacunosa” e priva di basi probatorie.

Il procuratore speciale ha scoperto che i funzionari dell’FBI “hanno scontato o ignorato intenzionalmente informazioni materiali che non supportavano la narrazione di una relazione collusiva tra Donald Trump e la Russia”.

Durham ha anche scoperto che gli investigatori hanno prestato troppa fiducia alle informazioni fornite dagli avversari politici di Donald Trump ed hanno sorvegliato illegalmente Carter Page, consigliere della campagna di Trump, senza ritenere che ci fosse una motivazione anche probabile sul perché fosse necessario.

Nonostante i risultati scottanti, Durham non ha raccomandato azioni penali o riforme generalizzate dell’FBI, scrivendo che “la risposta non è la creazione di nuove regole, ma una rinnovata fedeltà a quelle vecchie”.

L’indagine di Durham è durata più di quattro anni, più a lungo della stessa indagine sul Russiagate dell’FBI.

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Come dettagliato nel rapporto, il presidente Barack Obama e la sua squadra per la sicurezza nazionale erano stati informati di come “una fonte estera fidata” avesse rivelato “un piano della campagna della Clinton per diffamare Donald Trump legandolo a Vladimir Putin in modo da distogliere l’attenzione dalle sue preoccupazioni relative all’uso di un server di posta elettronica privato”.

La cosa è poi accaduta qualche giorno dopo.

Si è trattato di un complotto che ha richiesto l’intervento di tutti per far deragliare un presidente regolarmente eletto dai cittadini e chiudere di fatto la sua amministrazione con tre anni di indagini e procedimenti giudiziari.

In questa cospirazione c’erano decine di partecipanti fondamentali, nella campagna elettorale della Clinton, nel governo e nei media. Ecco alcuni dei personaggi coinvolti in questo rapporto.

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Nel rapporto, Durham ha affermato che l’ex presidente Barack Obama e il suo team per la sicurezza fossero stati informati di come “una fonte estera fidata” avesse rivelato un piano della Clinton per diffamare Donald Trump. AP

La campagna elettorale della Clinton

Il rapporto descrive nei dettagli come la cospirazione della collusione con la Russia sia stata inventata da agenti della Clinton ed inserita nell’ormai famigerato Dossier Steele, finanziato dalla campagna della Clinton stessa.

Il finanziamento è stato nascosto facendolo passare comespese legali” dall’allora consigliere generale della campagna Clinton Marc Elias. (La campagna della Clinton è stata poi sanzionata dalla FEC per aver nascosto tali finanziamenti).

Il giornalista del New York Times Ken Vogel aveva dichiarato all’epoca che Marc Elias aveva cercato di negare il coinvolgimento nel dossier anti-Trump.

Quando il giornalista ha cercato di riferire la storia, ha detto, Marc Elias “ha reagito vigorosamente, dicendo: “Tu (o le tue fonti) ti sbagli“.

Maggie Haberman, giornalista del New York Times, ha dichiarato: “Le persone coinvolte nel finanziamento di questo dossier hanno mentito al riguardo, e con tanto di processo di santificazione, per un anno“.

Non sono stati solo i giornalisti a chiedere alla campagna della Clinton il suo ruolo nel Dossier Steele. John Podesta, presidente della campagna della Clinton, è stato interrogato dal Congresso e ha negato categoricamente qualsiasi accordo contrattuale con Fusion GPS. Seduto accanto a lui c’era proprio Marc Elias che, secondo quanto riferito, non ha detto nulla per correggere le informazioni fuorvianti fornite al Congresso.

John Durham spiega nei dettagli come Marc Elias abbia avuto un ruolo attivo nel seguire la campagna mediatica per diffondere le false accuse. (Marc Elias è stato recentemente escluso dal Comitato Nazionale Democratico da ulteriori capacità di rappresentanza per nome e per conto del Partito ed è stato precedentemente sanzionato dai tribunali federali in altre cause).

Il rapporto descrive come affermazioni false, ad esempio la storia dell’esistenza di un “doccia con la pipì” che vedeva un Donald Trump impegnato in atti disgustosi con delle prostitute mentre era a Mosca, provenissero da un agente della Clinton, Chuck Dolan, senza alcun fondamento dimostrabile.

Allo stesso modo, l’attuale consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan e la Clinton hanno personalmente spinto un’assurda teoria della cospirazione creata dalla campagna sull’esistenza di una “linea di comunicazione segreta” tra la campagna di Trump edil Cremlino attraverso una banca russa.

La campagna della Clinton ha poi ammesso di aver effettivamente finanziato il Dossier Steele, ma la Clinton ha continuato a sostenere che le elezioni le sono state rubate dai russi.

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Il Rapporto Durham descrive nei dettagli come il complotto sulla collusione con il Russiagate sia stato inventato da agenti della Clinton. REUTERS

Il governo

Naturalmente, questa cospirazione non poteva avvenire senza l’assistenza dell’FBI, che secondo John Durham ha giocato un ruolo importante a causa di una “predisposizione” degli attori chiave contro la figura di Donald Trump.

Il Dossier Steele è stato presto screditato dall’intelligence americana, che ha capito che poteva trattarsi di disinformazione russa.

Le accuse non sono mai state confermate, ma l’FBI ha avviato e mantenuto comunque un’indagine massiccia.

John Durham ha osservato che l’FBI ha mostrato un approccio completamente diverso rispetto alle accuse che coinvolgevano la campagna della Clinton.

L’indagine su Trump è stata un “notevole allontanamento dal modo in cui ha affrontato precedenti questioni riguardanti possibili piani di interferenza elettorale straniera rivolti alla campagna di Clinton”.

Ciononostante, l’ex direttore dell’FBI James Comey avrebbe continuato a fare riferimento al Dossier Steele con storie tipo quella della “doccia con la pipì”, del tutto prive di fondamento, nelle sue interviste.

Anche se gli investigatori non hanno trovato alcun supporto per la storia creata dalla campagna della Clinton, in un’intervista del 2018, James Comey ha deliziato gli spettatori dicendo: “Onestamente, non avrei mai pensato che queste parole sarebbero uscite dalla mia bocca, ma non so se l’attuale presidente degli Stati Uniti sia stato con delle prostitute a farsi fare la pipì addosso a Mosca nel 2013”.

L’FBI è stata assistita in questo sforzo dai membri del Congresso che fanno parte della Commissione Intelligence della Camera.

Anche quando la falsa narrazione è stata messa in scena e la mancanza di sostegno stava diventando evidente, l’ex presidente della commissione Intelligence della Camera Adam Schiff (Democratico della California) ha assicurato al pubblico, il 13 marzo del 2018, che “posso certamente dire con fiducia che ci sono prove significative di collusione tra la campagna elettorale e la Russia”.

Non ha mai prodotto le prove promesse.

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John Durham ha osservato nel rapporto che l’FBI ha adottato un approccio “completamente” diverso alle accuse che coinvolgono la campagna della Clinton, rispetto a quelle che coinvolgono Trump. REUTERS

I media

L’attore più importante di questa cospirazione è stato il mondo dei media, che ha pompato il Dossier Steele come se fosse stato il vangelo. Sulla MSNBC, Rachel Maddow assicurava ai suoi telespettatori che “nessun elemento importante del dossier è stato definitivamente smentito”.

Sulla CNN, uno degli ospiti insisteva: “Credo che dovremmo smettere di chiamarlo ‘dossier infame’ e chiamarlo sempre più spesso ‘dossier accurato’, ‘dossier che danneggia’”.

La conduttrice della CNN Alisyn Camerota aveva attaccato il deputato Jim Jordan (Repubblicano dell’Ohio) dicendo che il dossier “non è stato screditato, anzi, è stato l’opposto, è stato corroborato”.

John Durham ha spiegato come le affermazioni più citate non fossero supportate, né tanto meno corroborate.

Anzi, ha rilevato che non c’era alcuna base per l’avvio di questa indagine.

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L’ex presidente Donald Trump partecipa a una Town Hall repubblicana moderata dalla CNN. CNN

Eppure, come in “Assassinio sull’Orient Express“, tutti i colpevoli sono stati poi lasciati andare.

James Comey ha continuato a guadagnare milioni vendendo libri e tenendo discorsi “sull’etica della leadership”.

L’ex agente speciale dell’FBI Peter Strzok è stato assunto dalla CNN.

Il consulente generale della Clinton, Marc Elias, offre consulenza in materia di etica elettorale e gestisce un gruppo per “difendere la democrazia”.

Dopo tutto, si è trattato di uno sforzo collettivo. A Washington, più persone sono coinvolte in una cospirazione, meno colpevoli diventano.

Sono stati tutti coinvolti, quindi non è stato nessuno.

Jonathan Turley è “Shapiro Professor of Public Interest Law” presso la George Washington University ed ha servito come consulente durante il processo di Impeachment al Senato. Ha testimoniato come esperto giuridico alle udienze dell’impeachment di Bill Clinton e di Donald Trump.


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Jonathan Turley è “Shapiro Professor of Public Interest Law” presso la George Washington University ed ha servito come consulente durante il processo di Impeachment al Senato. Ha testimoniato come esperto giuridico alle udienze dell’impeachment di Bill Clinton e di Donald Trump.