MONDO
Possibili risposte al crollo delle nascite a livello globale
APPROFONDIMENTO | Il mondo sta vivendo un calo precipitoso delle nascite, che potrebbe porre le premesse per un futuro cupo. Prima degli anni ’80, il tasso di fertilità mondiale era stabile a 4-5 figli per donna. Ora è poco più di 2,3 per donna. Lo scienziato Stephen J. Shaw ha fornito alcune risposte sulle cause del calo delle nascite.
Qual è la causa? Il problema è quello che lui chiama “unplanned childlessness“. Si stima che il 30-40% della popolazione totale dei Paesi sviluppati sia oggi senza figli, ma che solo il 5% di questi individui abbia scelto volontariamente questa strada. Shaw attribuisce il declino ai cambiamenti sociali e culturali, come il ritardo nell’avere figli a causa della carriera e dell’istruzione, le difficoltà nel trovare il partner giusto e l’eccessivo ricorso alle tecnologie di procreazione assistita. Ciò rende il problema sociale, in quanto le donne scelgono altre cose piuttosto che avere figli.
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Gli effetti: Le ripercussioni di questa tendenza sono di vasta portata, con potenziali impatti negativi sulle economie, sui sistemi sanitari e sui sistemi di welfare. La diminuzione dei tassi di natalità, unita all’invecchiamento della popolazione, può portare alla desertificazione delle città ed all’aumento della solitudine degli anziani, contribuendo all’aumento dei tassi di suicidio (come sta accadendo in Giappone). La Corea del Sud si trova di fronte ad una situazione estrema: i tassi di natalità sono talmente inferiori a quelli di mortalità che si registra una diminuzione netta della popolazione di 1 persona ogni 14 minuti.
Possibili soluzioni: Sebbene i governi di vari Paesi – Ungheria, Russia, Danimarca, Giappone, Corea del Sud, Italia, Cina e presto, forse, anche l’America – stiano cercando di combattere il problema con incentivi finanziari, congedi parentali prolungati o sgravi fiscali, questi non si stanno dimostrando molto efficaci nel lungo periodo. Shaw propone di sostenere con forza l’avvio della famiglia in età più precoce e di rivedere le strutture educative ed occupazionali per favorire l’avanzamento di carriera in età più avanzata.
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