COMMENTO

RAPPORTO DURHAM

Perché non vale la pena leggersi il Rapporto Durham

Tratto e tradotto da un articolo di opinione di Roger L. Simon per The Epoch Times

Ho sentito che il Rapporto Durham ha finalmente fatto la sua comparsa. Sono rimasto sorpreso. Avevo dimenticato tutto.

Mi ero anche quasi dimenticato del suo autore, il procuratore speciale John Durham, da quando aveva fallito nel tentativo di condannare alcuni colpevoli minori nell’affare della collusione tra Donald Trump e la Russia, tra cui l’avvocato della campagna di Clinton Michael Sussmann, dichiarato non colpevole di aver fatto una falsa dichiarazione all’FBI sul fatto di non rappresentare un cliente che chiaramente rappresentava.

Anche John Durham non ha fatto molto per vedere una serie di malfattori troppo lunga da elencare ottenere qualcosa che si avvicina alla loro giusta ricompensa. Infatti, dall’ex capo della CIA John Brennan all’ex capo dell’FBI James Comey, sembra che tutti se la caveranno senza problemi, poiché le loro azioni maligne spariranno nell’etere della prescrizione.

Da tempo seguivo da vicino questa vicenda, soprattutto qui all’Epoch Times nelle eccellenti discussioni dettagliate di “Kash’s Corner“, con Jan Jekielek che intervistava l’avvocato ed ex funzionario governativo Kash Patel, la cui conoscenza dell’indagine era tra le più complete. Per un po’ sono stato ottimista, ma quando questi processi hanno fatto cilecca e non sono emerse nuove informazioni sostanziali, ho cominciato a perdere fiducia in Durham e nel nostro sistema. Ahimè, a dire il vero stava già scemando da prima.

È lecito affermare che, almeno per ora, la giustizia è morta negli Stati Uniti e che, pertanto, leggere le oltre 300 pagine del rapporto di Durham è tempo speso male, anche se evidentemente dice ciò che tutti sappiamo da tempo: l’indagine nota come “Crossfire Hurricane” non avrebbe mai dovuto avere luogo.

Sono certo che sia anche un’accusa severa nei confronti dell’FBI, ma, come lo stesso Durham, in ultima analisi è un’accusa priva di senso.

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Si tratta piuttosto di un pallido pugno di ferro, che ricorda un altro rapporto sulle malefatte dell’FBI che ho letto, redatto dall’Ispettore generale del Dipartimento di Giustizia Michael Horowitz. L’IG ha descritto in dettaglio 17 esempi in cui le decisioni relative al Foreign Intelligence Surveillance Act si sono inclinate a Sinistra, ma non ne ha tratto alcuna conclusione di parzialità, nonostante le probabilità astronomiche.

Entrambi i rapporti sono in sostanza una nuova forma di whitewash, un modo per far sembrare che le cose vengano indagate ed affrontate, mentre in realtà contribuiscono a spazzarle via nell’ormai famoso buco della memoria. Non cambierà nulla.

Ed entrambi, ovviamente, sono arrivati in ritardo, soprattutto quello di Durham. Perché ci ha messo così tanto? Non dirò che sia una cosa deliberata, perché probabilmente non lo è, ma il risultato è lo stesso: meno impatto, e questo avrebbe dovuto essere preso in considerazione.

La mattina dopo, l’FBI ha ammesso alcuni errori“, ci ha ricordato che ha un nuovo personale (e non è un caso) e poi è andata, come dice Paul Simon, “Slip Slidin’ Away“.

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Il rapporto fornisce anche involontariamente munizioni ai media mainstream che hanno come obiettivo il mantenimento dello status quo. Ecco come il New York Times ha descritto il Rapporto Durham pochi minuti dopo la sua comparsa:

John H. Durham, il procuratore speciale dell’amministrazione Trump che per quattro anni ha portato avanti un’indagine politicamente intricata sull’inchiesta del Russiagate, ha accusato l’FBI di aver dato per “scontato o ignorato intenzionalmente informazioni materiali” che contrastavano la narrazione della collusione tra Donald J. Trump e la Russia in un rapporto finale reso pubblico lunedì

Il rapporto di 316 pagine del signor Durham ha rivelato poche nuove informazioni sostanziali sull’inchiesta, nota come Crossfire Hurricane, e non ha prodotto il tipo di rivelazioni clamorose che accusano il Bureau di cattiva condotta politicamente motivata che l’ex presidente Donald J. Trump e i suoi alleati avevano suggerito che il signor Durham avrebbe scoperto

Capito? L’intera faccenda è di scarso rilievo. Ma ci sono voluti quattro giornalisti per scriverlo.

Il New York Times prosegue notando che il rapporto è stato inviato al procuratore generale Merrick Garland il 12 maggio e reso pubblico il 15 maggio senza alcuna rielaborazione, sottintendendo ancora una volta che non si trattava di un grosso problema. E, considerando quello che avrebbe potuto essere, non lo è stato.

Il New York Times, per ricordarlo, è l’organizzazione giornalistica che ha vinto un Pulitzer per il suo reportage, realizzato da più giornalisti, sulla collusione tra Donald Trump e la Russia che non è mai avvenuta, che è stata una vergogna politicizzata ed una profanazione del giornalismo. Inutile dire che non ne parlano nella loro “panoramica” di Durham, né menzionano il fatto che devono ancora restituire il premio ricevuto per aver mentito.

A che punto siamo, dunque, dopo tutto questo?

Alla luce del rapporto, Donald Trump ha chiesto la punizione di personaggi come l’ex capo della CIA John Brennan e l’ex capo dell’FBI James Comey, cosa che fa da tempo. Che un giorno possa accadere.

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Mentre scrivo, il candidato outsider alla presidenza Vivek Ramaswamy ha rilasciato la seguente dichiarazione:

Il 5 marzo ho annunciato che avrei chiuso l’FBI, e i risultati del rapporto Durham ribadiscono le mie ragioni: quando un’agenzia diventa così corrotta e politicizzata, non si può semplicemente riformarla.

È vero. Ma per ora sembra che non succederà nulla fino alle elezioni del 2024.

L’FBI rimane sotto il controllo al procuratore generale Merrick Garland e del suo direttore Christopher Wray. Continuerà l’ostruzionismo alle commissioni del Congresso ed gli altri soggetti. Continueranno anche i procedimenti giudiziari selettivi, con crimini importanti ai più alti livelli del nostro governo completamente ignorati.

Se volete, leggete il rapporto Durham. Io non lo farò.

Ma ricordate questo se leggete Durham. Fu l’allora procuratore generale Bill Barr a dargli quel posto.


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