Perché “L’Osservatore Repubblicano” si trasforma ne “La Fine dell’Impero”
Eccoci qui. Come già annunciato in precedenza a voi che ci seguite da tempo, e cogliendo l’occasione per salutare i nuovi follower che hanno messo “Mi Piace” alla Pagina Facebook (benvenuti!) che ancora non lo sanno, già da qualche tempo, anche parlandone con voi, pensiamo che la realtà politica abbia mostrato la sua importanza a chiunque si occupi di questa materia, sia che sia italiana oppure di un paese straniero.
Pertanto, avevamo già annunciato che ci è sembrato maturo il tempo per avviare assieme un nuovo progetto, che cerchi di abbracciare la Storia dei Tempi in maniera globale, senza quindi porsi più limiti partitici o nazionali.
Il nuovo progetto editoriale che avvieremo a breve avrà un nuovo nome e nuovi contributi, ma la linfa vitale che lo alimenterà resterà sempre la stessa.
Questo blog, ed i profili social ad esso collegati, era stato fondato il 6 gennaio (sì…) del 2019 per condividere prettamente resoconti sulla politica americana. Il nostro obiettivo era quello di colmare un vuoto informativo nella narrazione politica italiana quando si parlava di America e di conservatorismo americano. E possiamo dire che siamo stati dei buoni Osservatori e dei buoni Repubblicani.

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In cosa consiste il Nuovo Progetto?
La nostra convinzione è che lo stesso vuoto presente nell’informazione sull’Almerica copra tutta la narrazione sulla politica nazionale, europea ed internazionale: Vogliamo quindi cercare di creare una voce diversa, che spicchi nel coro dei personaggi non giocanti nel vasto panorama dei social network.
Il buon successo che abbiamo ottenuto ci ha convinti a rendere il progetto ancora più ambizioso: inizieremo quindi ad allargare l’orizzonte e cominceremo a pubblicare contenuti ed articoli che abbraccino temi più ampi, accanto ai soliti contenuti che abbiamo sempre proposto e conservando l’esperienza accumulata sulla realtà politica, sociale e culturale dell’America in questi 4 anni.
Il blog, ed i profili social ad esso collegati, muteranno nome e si chiameranno d’ora in avanti “La Fine dell’Impero“.

Il Nome: “La Fine dell’Impero” rimanda immediatamente al tema portante e a quello che noi chiameremo “L’Impero”, cioè l’Occidente “americanizzato” ed al suo attuale disfacimento: affrontare la fine dell’Occidente e del fallimento delle sue attuali classi dirigenti significa parlare delle sue criticità, delle sue disfunzioni e dei limiti di questo modello socio-economico, ma con un atteggiamento sempre umile e poco propenso a limitarsi solo alle diatribe politicizzate, andando sempre diritti al punto.
Il Logo: L’Aquila è l’animale che abbiamo scelto per rappresentarci, in quanto non solo è l’animale simbolo dell’America (è presente nel loro stemma nazionale) ma è anche l’animale perfetto per sancire il “ponte” tra l’America e l’Europa, in quanto richiama l’Aquila dell’Impero Romano e quindi rimanda immediatamente alle nostre radici storiche e culturali continentali.
I Colori: Abbiamo mantenuto il Bianco e soprattutto il Rosso come omaggio al colore del Partito Repubblicano e anche per non “traumatizzare” troppo il passaggio, dato che siete ormai abituati ad associarci a questo colore. L’impostazione e la veste grafica rimarrà la stessa per questo identico motivo.
Perché proprio il 24 Maggio? Dovendo scegliere una data che cadesse nel mese di maggio, abbiamo pensato immediatamente al 24 Maggio per il suo alto valore simbolico, in quanto non solo viene citato nella celebre “Canzone del Piave” e quindi richiama immediatamente alla memoria la nostra Storia, ma è anche il giorno in cui nel 1883 venne inaugurato a New York il famoso Ponte di Brooklyn, a segnare dunque il ponte ideale tra l’America e l’Europa. Coincidenza ha voluto che Brooklyn ospiti una fiorente comunità italo-americana e che colleghi il quartiere all’isola di Manhattan, dove si trova la famosa Little Italy.
Perché continuare a seguirci?
☑️ “La Fine dell’Impero” si pone come un ponte ideale tra l’America e l’Europa. Offriremo come sempre i contenuti che offrivamo, allargando lo spettro a questioni e tematiche culturali, sociali, storiche e politiche non solo Americane.
☑️ “La Fine dell’Impero”, essendo con un occhio in America ed uno in Europa e dato che molte dinamiche culturali provengono o vengono letteralmente importate da lì, offre a chi la segue un vantaggio competitivo di mesi se non di anni sulle (de)evoluzioni della guerra culturale dei liberal-progressisti, e quindi su “chi” e “cosa” dovremo affrontare nei prossimi anni, e per non farsi trovare impreparati e per capire “come” affrontarle.
☑️ “La Fine dell’Impero” cercherà di colmare quel vuoto che era presente nell’informazione sull’America estendendosi a tutta la narrazione sulla politica nazionale, europea ed internazionale, parlando di questo “Impero”, con capitale variabile tra Washington, Los Angeles o New York, in difficoltà, della sua economia che tracolla, delle sue società allo sbando e delle sue politiche aggressive e bellicose che hanno creato solo astio, della mancanza di democraticità nella nostra politica estera e nel desiderio degli onesti cittadini di cambiare le cose.
☑️ “La Fine dell’Impero” offrirà contenuti scritti e video dei principali interlocutori ed interpreti della sua linea. Donald Trump è il faro per quello che intendiamo, e ha molti amici…
☑️ “La Fine dell’Impero” offrirà un feed di notizie che aiuterà a mantenersi informati sull’attualità e a comprendere le dinamiche che i media mainstream molto spesso non spiegano.

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Perché proprio “La Fine dell’Impero”?
Premessa: I temi posti dalla modernità
Per tanti anni ci siamo chiamati “Occidentali”. Questa bella parola, che designava “Noi”, l’Occidente, e che contrapponevamo all’impero sovietico, ad Oriente, ha cessato di avere significato da anni, forse già da quell’11 settembre del 2001, in cui più di qualcuno non si sentiva chiamato in causa nella “guerra di civiltà” di George W. Bush.
Oggi, questo “Impero“, con capitale variabile tra Washington, Los Angeles o New York, è in difficoltà. La sua economia tracolla, le sue società sono allo sbando e le sue politiche aggressive e bellicose hanno creato astio, tanto difficile da misurare quanto facile da percepire, in tutte quelle aree che un tempo chiamavamo “Secondo” o “Terzo” mondo. E i Paesi fuori dal Club si sono stufati. È bastata la scintilla della guerra in Ucraina a creare quasi automaticamente le due fazioni, quella russa e cinese e quella euro-americana, che si contrappongono in maniera brutale ma anche sublime, posta l’inconciliabilità filosofica e politica tra i sistemi liberal-democratici occidentali e l’autoritarismo sino-russo, riproponendo l’antico schema binario che ha contraddistinto la “Guerra Fredda“.
In mezzo a tutto questo, restiamo ancora “Noi”, quelli nati in Italia: ci hanno detto che sotto l’ombrello della NATO “saremmo stati al sicuro”, ma il prezzo da pagare è stato alto ed oggi non ci sentiamo assolutamente più al sicuro rispetto ad un tempo. La mancanza di democraticità nella nostra politica estera ci ha disabituato a pensare alla Storia del mondo in termini di vantaggi e di opportunità, relegandoci ad un ruolo di spettatori passivi del divenire internazionale.
Ciò nonostante, sempre più spesso i cittadini italiani (ma anche europei) manifestano il loro desiderio di cambiare le politiche che i vari governi che si sono succeduti in questi anni hanno messo in campo per sostenere l’Impero: dai rapporti con l’Unione Europea a quelli con le organizzazioni internazionali, dalle nuove opportunità economiche ma anche dalle insidie che si profilano con i Paesi emergenti a quelle offerte dallo sviluppo tecnologico, dalle spedizioni di armi al coinvolgimento dei nostri corpi militari d’élite per l’addestramento di truppe in Ucraina. Simili pulsioni o volontà popolari sono il segno di un cambiamento dei tempi, di paradigma o di stile.
Ci riteniamo un paese del “Primo mondo“, ma spesso alle riunioni importanti i nostri rappresentanti nemmeno sono invitati. Pensiamo di aver inventato la cultura, ma non abbiamo un autore decente da almeno 30 anni. Servirebbe fare autocritica ma, se e quando la facciamo, avviene senza manifestare alcun orgoglio, non riuscendo ovviamente a trovare la forza e i motivi per ricominciare a pensare da potenza.
L’Italia del 2023 si trova da sola, nuda, ridicola e debole. A Nessuno piace questa cosa. È necessario il lavoro di una generazione per rimettere a posto le cose. Il primo punto è elaborare delle idee: da decenni siamo manipolati tutto il giorno da televisioni, giornali, ora anche da internet, senza che nessuno si faccia seriamente delle domande sul mondo e sulla vita dei tempi moderni. Leggendo ed imparando, ognuno di noi potrà portare la sua personalissima ed irrinunciabile esperienza, e contribuire così a ricostruire quella “civiltà italiana” di cui abbiamo urgentemente bisogno.
Si avvicina il momento delle crisi, in cui saremo veramente “ognun per sé”. In quel mondo non ci saranno più la Cancel Culture e le pacifiche manifestazioni, ma “il sangue e la spada”. Ci faremo trovare pronti.

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“La Fine dell’Impero” sarà un ponte ideale tra l’America e l’Europa
La politica americana rappresenta un argomento di grande rilevanza nel panorama internazionale. Tuttavia, per comprendere appieno la complessità di tale realtà politica, parlare solo di America non basta: è essenziale allargare la nostra prospettiva e considerare anche la politica internazionale nel suo vasto e complesso insieme. Esplorare argomenti più ampi ci permetterà di ottenere una visione più completa ed approfondita dei fattori che influenzano e plasmano la politica americana ed europea stessa.
La politica internazionale gioca un ruolo fondamentale nel determinare le dinamiche politiche di ogni paese, inclusi gli Stati Uniti. I problemi globali, come il clima, il terrorismo, la sicurezza energetica e le tensioni diplomatiche, hanno un impatto diretto sulla politica interna come in quella estera. I leader politici si troveranno ad affrontare sfide che vanno oltre i confini delle loro nazioni e dovranno prendere decisioni che comprenderanno gli interessi nazionali in relazione agli sviluppi internazionali.
Inoltre, la politica internazionale offre un’opportunità di confronto e comparazione tra diverse realtà politiche e dei sistemi di governo. Studiare le politiche di altre nazioni e le dinamiche delle relazioni internazionali può fornire un’importante base di conoscenza per comprendere i punti di forza e le sfide specifiche della politica. Il confronto tra i diversi modelli politici e dei loro risultati può offrire spunti preziosi per le politiche e le strategie che gli Stati possono adottare.
Un approccio più ampio all’analisi politica ci permette di cogliere le interconnessioni tra i vari eventi e le dinamiche internazionali. La politica americana è profondamente influenzata dagli sviluppi internazionali, come le relazioni con le altre potenze mondiali, gli accordi commerciali internazionali e le tensioni geopolitiche. Senza una comprensione adeguata di questi contesti, rischiamo di perdere importanti informazioni che potrebbero invece spiegare meglio le decisioni e le azioni dei leader politici.
Infine, l’approfondimento della politica internazionale ci aiuta a sviluppare una visione globale ed interculturale, fondamentale nell’era della globalizzazione. La politica americana è sempre più interconnessa con gli eventi e le dinamiche globali, e la capacità di comprendere le prospettive e le sfide poste da altre nazioni può favorire una cooperazione internazionale più efficace e soluzioni condivise per affrontare i problemi comuni.
In conclusione, occuparsi di argomenti più ampi, come la politica internazionale, è fondamentale per comprendere appieno la realtà politica, americana ed europea. Questo approccio ci consentirà di ottenere una visione più completa, di analizzare le interconnessioni globali e di sviluppare una mentalità interculturale che la favorisca.

Il Team de La Fine dell’Impero, ex Osservatore Repubblicano
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